7 strategie avanzate per Google Shopping

7 Strategie Avanzate per Google Shopping

票价营销tob欧宝娱乐app下载地址ramite拉迪谷歌网购物è diventato sempre più importante nell’universo dell’ecommerce retail. La competizione è alta, non si può negarlo. Se si considera che la spesa complessiva in campagne su Google Shopping in USA ha superato quella della più tradizionale Search, contando per il 56% della spesa dei retailers e per il 46% dei click, appare chiaro quanto sia fondamentale per un ecommerce l’esigenza di strutturare una solida strategia di campagne su Google Shopping.

A questo scopo abbiamo stilato una lista di 7 suggerimenti che permettono di massimizzare le performance delle campagne Shopping suGoogle Ads.

Attivare campagne sulla rete Shopping di Google con Shopify è semplice e immediato: c’è un'app — l'app Google Shopping— che permette di ottenere un feed prodotti “pulito” e pronto per la rete Shopping. Aiuta anche ad impostare correttamente l’account Google Merchant Center, fondamentale per accedere alle pubblicità su rete Shopping.

Queste strategie avanzate per Google Shopping offrono qualche spunto per ottimizzare le performance ed ottenere più conversioni.

1. Gruppi di prodotti in base all’intento di ricerca

Per prima cosa è utilesegmentarei prodotti in base alla tipologia di ricerca effettuata dagli utenti. Le performance variano tremendamente sulla base della tipologia di ricerche che attiva gli annunci: ad esempio una ricerca come “scarpe da ginnastica adidas” potrebbe portare a risultati migliori rispetto a una ricerca più generica come “scarpe da ginnastica”, perché Adidas è un brand assai popolare e di solito offre scarpe più costose della media di settore. Aumentare l’offerta per ricerche “brandizzate”, ad esempio, potrebbe essere un’idea vincente.

Per attuare questa strategia è possibile creare due campagne Google Shopping che contengono gli stessi prodotti, nel caso dell’esempio “scarpe da ginnastica”, e poi aggiungere i brand trattati a una delle due come keyword negative. Questa diventerà una campagna “non brandizzata”, dove è possibile ridurre le offerte, mentre l’altra campagna diventerà una campagna “brandizzata” (ed è possibile aumentare le offerte).

2. Competizione sui prezzi

Un secondo fattore chiave per il successo delle campagne sulla rete Shopping di Big G è ilprezzo dei prodotti. A questo proposito Google ha lanciato un messaggio chiaro: sovrapprezzare i prodotti rispetto ai competitor potrebbe portare gli stessi a non comparire quanto quelli della concorrenza, conducendo a una riduzione significativa di impression.

Un esempio di questo è rappresentato dall’esperienza di Asics: nel 2018 ha introdotto un nuovo modello di prezzi, maggiormente competitivo, ed ha visto un aumento del 231% in termini di impression. Semplicemente cambiando il prezzo dei prodotti.

3. Test sulle offerte

Aumentare o diminuire le offerte sulla tradizionale rete di ricerca di Google ha di solito effetti lineari: un lieve aumento dell’offerta porta ad un lieve aumento di impression, click e conversioni.

La rete Google Shopping, invece, è assai più volatile. Talvolta anche un piccolo aumento percentuale delle offerte può portare ad ottimi risultati in termini di aumento di conversioni e profitti.

每sfruttare al我glio questa caratteristica di Google Shopping è fondamentaletestarecontinuamente le offerte per trovare il giusto equilibrio tra spesa e ricavi.

4. Le parole chiave su Google Shopping

Le campagne su Google Shopping non permettono l’aggiunta di parole chiave ed è perciò fondamentale che il feed di prodotti sia altamenteottimizzatoaffinché Google riesca a capire quando mostrare gli annunci. Il luogo più importante per un’ottimizzazione in tal senso è sicuramente il titolo del prodotto.

Quindi se si vuole che i propri annunci siano attivati da ricerche più generiche, come ad esempio “vestito per festa”, è necessario inserire queste parole nel titolo del prodotto.

Quando Lipsy London lo ha fatto, ha visto il numero di impression per questa ricerca passare da 419 a 4023 (Fonte: Digital Vidya). Inoltre, ed è uno spunto molto interessante, hanno notato anche un aumento del numero di impression per altri prodotti correlati.

5. Segmentazione per codice di prodotto

Un’altra strategia di ottimizzazione delle campagne di Google Shopping è la segmentazione attraverso ilcodice di prodotto. Avere un gruppo di annunci con all’interno un solo articolo ci permette di aumentare o diminuire le offerte sui prodotti, individualmente.

I prodotti di un ecommerce possono avere differenziali pazzeschi in termini di prezzo e margine di profitto: avere la possibilità di aumentare le offerte per i prodotti a marginalità più alta e diminuirle per quelli con margini più ristretti può portare ad un incremento drastico delle performance.

Nell’utilizzare la strategia di base con il solo gruppo di annunci “Tutti i prodotti”, la semplice applicazione di questa strategia può portarti ad un incremento del 280% in termini di tasso di conversione ed una diminuzione della spesa che si aggira intorno all’85%. Niente male.

Dividere centinaia (o migliaia) di prodotti ed organizzare le offerte individualmente può portare via molto tempo, ma è decisamente tempo ben investito. Nel caso di un catalogo molto estensivo esistono alcuni tool che possono segmentarlo in maniera automatica, come Optimyzr o Camto.

6. Personalizzate le offerte in base all’ora del giorno

Un’altra strategia di ottimizzazione avanzata consiste nel cambiare le offerte ad ogni ora del giorno. Il tasso di conversione degli utenti dipende da un enorme numero di fattori, quali il dispositivo, il genere, l’età e, appunto, l’ora del giorno.

Uno dei limiti di Google Ads è che offre nativamente solo sei finestre temporali diverse per differenziare le offerte in base all’orario del giorno.

Tuttavia è possibile ovviare a questo limite utilizzando uno Script (comequesto quiofferto da Brainlabsdigital) che permette di modificare le offerte 24 volte al giorno, 7 giorni su 7.

7. Sfruttate il remarketing

Come è ormai ben risaputo, gli utenti che hanno visitato precedentemente un sito ecommerce sono più disposti a comprare rispetto ai nuovi utenti. Questo è il motivo per cui ilremarketingè una strategia fondamentale su qualsiasi piattaforma pubblicitaria.

Allora perché non usare il remarketing anche per le campagne di Google Shopping? Gli elenchi di utenti per il remarketing (a cui ci si riferisce con l’acronimo RLSA) costituiscono un’importante opportunità di massimizzare le performance di una campagna Google. I risultati potrebbero essere sorprendenti, con metriche come clic e tasso di conversione che arrivano ad essere anche 4 volte superiori rispetto a campagne rivolte a nuovi utenti.

Per ottimizzare al meglio le campagne è possibile segmentare i gruppi di remarketing sulla base di quale pagina del sito hanno visitato. Se hanno visitato una pagina di categoria, si potrebbe aumentare le offerte del 10%. Nel caso in cui, invece, si tratti di utenti che hanno visionato un prodotto, è facile supporre che siano più vicini alla conversione ed in questo caso l’aumento dell’offerta potrebbe essere del 20%.

Gli utenti cheabbandonano il carrelloe il check-out sono altresì utenti assai propensi all’acquisto: per questo gruppo in particolare sarebbe consigliabile impostare un aumento dell’offerta del 30%.

Infine c’è il gruppo di utenti maggiormente propenso a comprare: i clienti del sito. Per loro è consigliabile programmare l’aumento maggiore in termini di offerte, dal 40% fino al 60%.

Implementare queste 7 strategie avanzate per Google Shopping è abbastanza facile e può portare benefici significativi sia in termini di tasso di conversione che di profitto. In particolare le strategie legate alla segmentazione sono davvero “game-changing” e permettono di ottenere di più dalle campagne sulla piattaforma Shopping di Google Ads, con la stessa spesa.

Adsolut logoNote sull’Autore:Adsolutè una Web Agency specializzata in strategie di marketing multicanale. Partendo dall’analisi e le evoluzioni delle esperienze online degli utenti, Adsolut lavora al fianco del cliente per posizionare correttamente ogni business all’interno del mercato di riferimento.

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